

I Ravaschieri decisero nel 1920 di trasferire i resti mortali di Lina da Roccapiemonte nella cappella di famiglia a Napoli. Si procedette quindi all’apertura del sepolcro. Il corpicino era intatto. I biondi capelli della fanciulla abbracciati da un dolce nastro. E il vestitino bianco e blu, ancora nei colori della Vergine. E la chiesa fu subito effusa da incredibile profumo celestiale. Il corpo di Lina fu estratto dalla tomba con pietà e attenzione. Con cura amorevole fu sistemato sui gradini della cappella gentilizia. Ma senza che nessuno lo reggesse si mantenne miracolosamente in piedi! Poi Raffaele sezionò Lina. Gocce di vivido sangue scivolarono sull’affilato coltello. Terminato l’incarico, uscì nel giardino e raccolse una pesca. La tagliò con quella lama imbrunita. Poi la mangiò con sapienza. Disse: Questa è Santa e mi farà star bene!
Le vicende miracolose furono rivelate soltanto nel 1966 in una dichiarazione giurata dei coniugi Grimaldi, testimoni all’epoca dei fatti, firmata in presenza di Don Coppola Vicario della Badia di Cava e di Don Vassalluzzo Parroco di Roccapiemonte. Dopo la divulgazione dei dettagli sull’esumazione di Lina, il popolo e i credenti di Roccapiemonte furono sorpresi e meravigliati. Così iniziarono a diffondersi narrazioni di santità di Lina per i segreti svelati quasi cinquant’anni dopo.