Il magnifico tempo dello splendore feudale era terminato e il potere era limitato alle proprietà ducali. Era un mondo in decadenza. Ma i Ravaschieri erano nobili, guardavano sempre con attenzione al popolo ormai non più suo vassallo e tributario, perché restava un legame indissolubile nel territorio dopo secoli di signoria feudale. La condizione della gente a quell’epoca era molto grama. C’era una nascente borghesia di proprietari terrieri e ricchi mercanti ma in genere il popolo viveva in condizioni di estrema povertà.
Arti e mestieri artigianali, tramandati con sapienza da molteplici generazioni, non potevano da soli creare il supporto a una società migliore. Per il futuro occorreva qualcosa di nuovo! E i Ravaschieri erano sempre stati abili strateghi e talvolta incredibili visionari per cambiare il corso della storia. Come rispondere dunque alla sofferenza del popolo rocchese? Elevando le sue capacità di cultura e conoscenza. Perché solo questa è la strada per l’emancipazione e il benessere dei meno abbienti e quindi il segreto della stabilità sociale. E ispirato da questi pensieri, il quarto duca Antonio Ravaschieri finanziò nel 1841 la prima scuola elementare maschile a Roccapiemonte, che le cronache dell’epoca ci dicono fosse in un luogo detto genericamente Palazzo, tra Casali e S. Potito.