

Le giornate di Lina a Roccapiemonte erano scandite da precise regole per una sana educazione. La mattina preghiere in chiesa dopo la colazione, poi in giardino giardino giocava e si divertiva. Il pomeriggio in salotto a fare musica. Si dedicava alla lettura di libri importanti, quelli degli adulti. Storia, letteratura, poesia e filosofia; pensieri profondi che poi interpretava sul suo quaderno. La mamma era sempre presente, delicata, amorevole e in attesa dialogante. Silenzi e sguardi d’amore. Felicità e pace tra Lina e Teresa nello splendido palazzo ducale. Ma c’era anche la realtà, oltre quel paradiso familiare. E talvolta prima del pranzo andava in visita ai poveri con la mamma; una grande occasione per uscire dalle ovattate mura del palazzo, verso contesti sorprendenti per una piccola fanciulla curiosa della vita.
Tra le colline di Cava Lina amava andare da un vecchio contadino che viveva in una povera fattoria, immersa nella splendida natura circostante. Ciò la attraeva. Quel contadino narrava ai bambini fiabe incantevoli e fantastiche storie di briganti e santi, poi all’imbrunire dava saggi consigli a tutta la gente, con preghiere in dialetto da un suo personale libricino nero. Chiedeva qualche curioso: Perché non ce le insegni? E lui impassibile: Se le dico a te, le dimentico io!