Tra le solenni mura del monastero di Santa Dorotea, Teresa offrì al Signore un dolore che non ha né può avere umani conforti. Paolina Craven comprese che dopo la morte di Lina aveva bisogno di raccogliersi nella preghiera, ma volle con discrezione essere presente. Ci fu una fitta corrispondenza tra Parigi e Bologna, e Paolina la consolava come solo una vera amica sa fare. Le scrisse: Coloro che Iddio fa suoi, li conduce per le vie del dolore. Ma sento per Lina la sicurezza dell’eterna sua gloria. Teresa era straziata, ma in quei mistici silenzi comprese che doveva reagire e prodigarsi per cambiare le cose. Così scrisse a Paolina: Devo condurre il cuore verso l’amore che non può morire. Trasformare il dolore in beneficio. E le lagrime in sorrisi!
Dopo quell’esperienza tornò finalmente a Napoli. Era per tutti una gentile visione. Passava tra giovani, anziani, orfani e vedove con parole di consolazione. Distribuiva pane. Bendava piaghe ai malati. Sempre profumata della fede che non conosce mai stanchezza! Per i suoi protetti era Madre! Quando c’erano catastrofi o epidemie, mobilitava volontari per i soccorsi e benefattori per raccogliere fondi con fiere, lotterie, spettacoli e concerti. E tutto ciò fu possibile perché nel momento del massimo dolore trovò in quel monastero una missione di carità.