

Teresa le narrò di un bellissimo piroscafo, in attesa nel porto di Napoli, per salpare verso Livorno, e di una velocissima carrozza per Firenze. Lina mostrò grandissimo entusiasmo. Mi addormento grata a Dio per questo benefico viaggio! Giorni dopo in una piccola biblioteca prese un libro che sembrava dimenticato da tutti e iniziò a leggerlo con curiosità. Erano le sfrenate avventure di un bimbo che dava continui dispiaceri ai suoi genitori! Poi debolissima ma sempre perspicace chiosò: Sono anch’io come quel bambino? Teresa le disse: Sei stata e sempre sarai la vita della vita mia!
Dopo settimane di sofferenza vissute con fortezza di martire e dolcezza di serafino Lina fu adagiata in un letto ricoperto da petali di rose. All’alba del primo di settembre del 1860 la sua anima benedetta si sollevò immacolata dai morbidi guanciali volando serena a Dio. L’agonia fu struggente e straziante. Guido Pelagi aveva pregato con solennità mistica l’Ancilla Domini. Era un giovane conte che per travolgente vocazione aveva abbracciato il sacerdozio diventando prete. E in quei cruciali attimi era con Teresa, quando la sua vita non sembrava avere più alcun senso. Ma la consolò con parole di speranza e carità. Gli disse profeticamente che doveva eternare la memoria di Lina nella fondazione di un ospedale per bambini poveri.