

Primavera del 1859. La malattia è senza tregua. Dolori acutissimi. Sempre a letto. Poi all’improvviso giunse l’estate, e Lina sembrò migliorare. Così in un afoso pomeriggio si alzò per suonare al pianoforte. Desiderava farlo, perché c’era la sua amica Maria. Furono momenti delicati, soavi melodie in attimi di apparente eternità. Ma nei giorni successivi di nuovo febbre e sofferenze. Implacabili. Inesorabili. E tutto divenne ancora una volta cupo e triste. Disse sconsolata alla mamma: La felicità non è per me! Eppure c’era in Lina fiammante speranza.
Era infatti imminente la sua Prima Comunione! Una attesa sacra, vissuta dalla fanciulla con fervore mistico. Vedendola stremata, il padre le offrì di prendere svago alla festa di Piedigrotta, per distrarsi un poco e stare in allegria. Ma Lina non volle. La mamma le chiese: Non ti piaceva andare? E lei: Voglio fare il sacrificio per essere più degna di ricevere Gesù! E aspettò quel giorno non facendo altro che pregare.
Giunse il 15 settembre. In chiesa solo fiori bianchi. Lina pura come un giglio. Emozioni intense e fitte lancinanti. Ma fede e amore lenirono digiuno e stanchezza. Con candida trepidazione dell’anima. Incontrava finalmente Gesù! E aveva fatto donare abiti e nastri a dodici bambine povere insieme a lei per la sua Prima Comunione. Era felice!