La feudalità venne abolita nel 1806. Da allora in poi solo proprietà e diritto di successione. Niente più potere. Un colpo durissimo per il terzo duca Vincenzo! Per anni ci furono dispute con il Regio Demanio. I veri problemi iniziarono nel 1895, quando morì il quinto duca senza eredi diretti. Le proprietà passarono al cugino Vincenzo nel 1903 ma la successione al titolo di duca era terminata.
Vincenzo era abile cavallerizzo e schermidore. Nel 1909 divenne il primo presidente della Federazione Italiana Scherma e nel palazzo a Roccapiemonte allestì una sala per il nobile sport. Nello splendido scenario di Villa Ravaschieri conduceva una vita di brillante convivialità, a cui Gabriele D’Annunzio si ispirò per Andrea Sperelli nel romanzo Il Piacere. Ma Vincenzo esigeva rispetto per l’appartenenza ai Ravaschieri Fieschi, e dopo istanze e protocolli, nel 1912 fu riconosciuto Patrizio Genovese e nel 1915 Conte di Lavagna. Nel 1922 ottenne il titolo di Duca di Roccapiemonte. Fu inoltre Deputato del Regno d’Italia e nominato Commendatore della Corona d’Italia, Cavaliere del Santo Sepolcro e Cavaliere Ufficiale della Legione d’Onore. L’apoteosi nel 1929, quando alle sue solenni esequie parteciparono i rappresentanti di re Vittorio Emanuele III. Un insigne e doveroso omaggio all’ultimo Duca di Roccapiemonte.