Nel 1720 per volontà di Giovanni Battista Ravaschieri fu presentata solennemente a tutto il popolo rocchese come Chiesa della Madonna dei Sette Dolori. Tuttavia per gli eminenti esperti e critici dell’arte settecenteschi era già senz’altro la Chiesa del Sanfelice, dall’illustre cognome del suo progettista e realizzatore. Ma negli anni successivi alla sua inaugurazione, il popolo di Roccapiemonte iniziò subito a mutarne la denominazione in Chiesa della Beata Vergine dei Sette Dolori.
In seguito a complesse e drammatiche vicende ottocentesche dei Ravaschieri, la chiesa fu definitivamente interdetta al popolo dei devoti. Così, rientrando soltanto nell’ambito privato dei duchi di Roccapiemonte, tutti la chiamavano con struggente nostalgia Cappella dell’Addolorata, sottolineandone forse anche il dolore dalla separazione e impossibilità di frequentarla. E in quel tempo era nota infatti anche come Cappella gentilizia dei Ravaschieri, termine che ne sottolineava l’esclusiva pertinenza al nobile casato. Dal Novecento e in epoche più recenti ritornò in qualche maniera alle sue origini, essendo chiamata Chiesa di S. Maria Addolorata e in seguito ad un’effige sacra lì presente Cappella oppure Chiesa di S. Vincenzo. Ma tra tanti nomi, dispersi nel vento della storia, ci piace ricordarla semplicemente come Chiesa del Sanfelice!