

Un’opera d’arte di Amalia Dupré. Semplice e soave. Nel bassorilievo Lina vola dalla Vergine Maria. È un angelo con ali piegate. Ma le figure si animano quando l’alba entra nella chiesa. Fino al tramonto. Poi rivivono in flebile luce notturna. E quel freddo marmo parla d’amore.
Un luogo dell’anima. Dialogare con la figlia! Orizzonti bisbigliati e appena sussurrati. Poi crudamente declinati. Eppure Teresa seppe fare della consolazione qualcosa oltre il dolore. Trasformare la morte in speranza. Una rinascita. Donando ai meno fortunati.
Dissolvere le tenebre. Nella luce del presente. Lina compì il suo mandato terreno. Ma Teresa iniziò una nuova vita. Per averla sempre vicino come gioiosa guida. Nell’amorevole passione di aiutare gli altri. Dare sollievo agli ultimi, a coloro che sono derelitti e abbandonati.
L’urna adesso è vuota. Ma trascende l’assente materia. Una presenza simbolica. Un’arca d’amore. Energie attive dopo secoli. Figlia e madre. Un sacro femmineo. Un vuoto che genera vita. E trasmuta in un poetico papiro emozionale. È effimero. Ma la visione è divina!